Finanza: nel business utp c’è spazio per tutti (Mi.Fi.)

Fonte: MF Dow Jones (Italiano)

C’è spazio per tutti nella mega-partita sugli Utp corporate che si sta aprendo sul mercato italiano. Le stime sulla mole di crediti deteriorati verso aziende che le banche non hanno ancora catalogato come sofferenze crescono di giorno in giorno. 

Per capire il perché basta ricordarci che, secondo i calcoli di Banca d’Italia, ci sono circa 300 miliardi di crediti su cui è scattata la moratoria Covid La moratoria, come noto, è scaduta il 30 settembre e già ci si aspetta che per una buona parte quei crediti andranno considerati deteriorati e quindi Utp o addirittura già sofferenze. D’altra parte già a inizio ottobre PwC stimava che nel giro di 18-24 mesi si sarebbero aggiunti nuovi crediti deteriorati per 60-100 miliardi allo stock già presente nei portafogli delle banche, stock che Banca Ifis, nella sua analisi pubblicata a fine settembre, prevede a fine 2020 a quota a 118 miliardi (di cui 53 miliardi di Utp) e in rialzo a fine 2021 a 138 miliardi di euro (di cui 62 miliardi di Utp). 

Insomma si tratta di una valanga di crediti che andranno gestiti, con gli Utp corporate, in particolare, che richiederanno un gran lavoro e dove tutti gli attori del mercato alla fine troveranno il loro spazio. Così, dopo le polemiche dei mesi scorsi da parte di servicer e banche che criticavano l’approccio di Amco al mercato dei crediti deteriorati, bollandolo come spiazzante nei confronti degli altri attori del mercato, la società di gestione che fa capo al ministero dell’Economia e delle Finanze nei giorni scorsi ha fatto una mossa che potrebbe far ricredere. La società guidata dall’ad Marina Natale si è infatti spartita con il Credito Fondiario la maggior parte del portafoglio di Utp corporate da circa un miliardo di euro di Banco Bpm, battezzato Django. L’operazione giunge al termine di un processo competitivo al quale hanno partecipato vari altri soggetti, tra i quali anche Illimity e Bain Capital Credit. Amco era stata data come probabile vincitore dell’asta già a inizio ottobre. Allora si parlava di un’offerta di prezzo attorno al 35-40% del nominale. Il prezzo finale delle offerte non è poi stato reso noto, ma il fatto che l’asta abbia avuto vari partecipanti e soprattutto non un unico vincitore spezza una lancia a favore dell’atteggiamento di Amco. Da fine settembre si era sviluppato infatti un acceso dibattito sul giusto ruolo che Amco dovrebbe avere. Si era detto che una cosa è salvare le banche e un’altra è competere su qualsiasi portafoglio di crediti deteriorati in vendita e che Amco non si comportava da operatore di mercato. 

fch 

(END) Dow Jones Newswires

November 09, 2020 02:55 ET (07:55 GMT)